L’osservazione degli atleti durante gli allenamenti e le gare.

Considerazioni generali, riflessioni e suggerimenti utili per il miglioramento della loro prestazione.

L’osservazione è il mezzo con il quale l’allenatore riconosce la chiave di lettura sulle difficoltà incontrate o errori commessi dall’atleta, offrendogli adeguati suggerimenti per porvi rimedio.

Le informazioni visive ricevute, mediate dalle conoscenze in materia, aiutano l’allenatore ad evidenziare situazioni che richiamano la sua attenzione e sulle quali ritiene di dover intervenire.

Il modo e la capacità di effettuare il suo intervento sono del tutto soggettive ed intuitive. Quindi, l’equilibrio personale, la capacità di ascolto, l’obiettività, le conoscenze acquisite attraverso l’attenta osservazione, la sperimentazione pratica e la conseguente verifica effettuata nel tempo, aiutano a formare quell’esperienza vissuta che è poi il bagaglio personale dell’allenatore.

 

Un aspetto che ritengo fondamentale e che deve essere tenuto in seria considerazione è che ogni allenatore lavora con atleti i quali fondamentalmente sono persone diverse da noi e come tali vanno considerate, ascoltate e comprese nella loro interezza anche filosofica e psicologica, cercando di offrire aiuto per la loro crescita.

Per questo, i fattori che possono influenzare la loro prestazione sportiva non vanno ricercati solo sul piano tecnico, ma più in generale, anche attraverso la conoscenza dell’uomo-atleta. Tutto questo ci potrà aiutare a calibrare meglio l’intervento con risultati positivi che spesso vanno oltre il miglioramento puramente tecnico e che indirettamente possono influenzare, positivamente, la sua sfera personale ed il nostro rapporto di comunicazione.

Tenendo presente che, commettere errori non è una colpa, questo è un aspetto che condiziona il risultato, ed è l’argomento sul quale si confrontano varie teorie e dove ogni allenatore trova soluzioni, più o meno valide, per aiutare l’atleta a risolvere quelle difficoltà incontrate o gli errori commessi durante gli allenamenti o le gare.

Va comunque detto che l’errore presenta determinate caratteristiche a secondo del livello agonistico raggiunto dall’atleta e quindi il compito dell’allenatore sarà quello di proporre metodi adeguati in ognuno dei casi.

Con atleti ad alto livello si evidenzierà maggiormente la capacità di offrire o di verificare strategie di gara da adottare in ogni circostanza; le eventuali modifiche proposte e la loro validità determineranno la coerenza del progetto proposto. In tutti i casi, siano i risultati positivi o negativi, serviranno a migliorare le loro conoscenze e la loro capacità di realizzare strategie adeguate che permetteranno sempre una ulteriore crescita.

Nelle gare internazionali ad alto livello spesso troviamo atleti che commettono errori tecnici che dimostrano come il loro bagaglio di esperienza non sia completo, perché non conoscono strategie e tecniche da adottare come per altro fanno i migliori.

Questo potrebbe anche dimostrare come il lavoro di base fatto nelle società o comunque ad inizio carriera debba essere maggiormente considerato per preparare i giovani atleti a cercare i propri limiti, punto di partenza per poter raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. Pertanto, il miglioramento nel nostro modo di osservare, comprendere e proporre, può aiutare a sviluppare con maggior rapidità la crescita dei nostri giovani atleti, semplificando allo stesso tempo il modo per raggiungere livelli di conoscenza adeguata, spesso fornita empiricamente e che favorirebbe la pratica del nostro sport fra i giovani, purtroppo ancora poco praticata. L’obiettivo quindi è quello di preparare allenatori in grado di far crescere su basi più scientifiche il livello dei nostri giovani slalomisti, perché è su di loro che si devono concentrare le maggiori energie. Con atleti che hanno raggiunto un buon livello, comunque già formati, il contributo dell’allenatore, se pur significativo, non è di tipo prevalentemente tecnico in quanto essi necessitano maggiormente di stimoli, confronti, suggerimenti e scambio di esperienze per verificare, modificare o confermare le proprie idee, oppure aggiungerne di nuove.

Attraverso l’osservazione riconosciamo una serie di errori che più di frequente ci saltano all’occhio e che possono essere dovuti a differenti situazioni.

Il salto di una porta, una semplice penalità, un rallentamento dello scafo, una mancata accelerazione, un controllo precario nella direzione, una posizione non equilibrata del corpo, un atteggiamento di difesa o troppo aggressivo, il ritardo nell’esecuzione di un gesto o di un’azione, o semplicemente, un’idea sbagliata, richiedono differenti strategie per tentare di porvi rimedio.

Inoltre, a complicare le cose, a volte l’errore che notiamo palesemente, potrebbe avere le sue origini in momenti precedenti in cui lo si nota.

Fermarsi solo a notare l’errore in quella determinata circostanza, tentando di offrire soluzioni a quell’immagine che si nota e che rimane impressa, può essere insufficiente e forse non aiuta nemmeno a chiarirne il motivo. Quindi l’analisi video, che spesso viene realizzata per porvi rimedio, deve essere valutata nel contesto globale dell’azione analizzata.

Se l’analisi sull’accaduto può aiutare a spiegare l’errore prendendo come documento solo l’aspetto statico di quell’immagine, probabilmente non riusciremmo a chiarirne il motivo e a offrire soluzioni valide che probabilmente non ci aiutano ad eliminare l’errore stesso.

Per questo, la ricerca del motivo che ha portato all’errore resta uno degli aspetti fondamentali sui quali l’allenatore deve focalizzare la sua attenzione aiutando l’atleta a capirne l’origine e cercando poi, attraverso uno scambio di informazioni, offrire soluzioni adeguate anche sul loro modo di immaginare e pensare quello che stanno realizzando.

Nello slalom, con l’attuale modifica dei regolamenti si evidenzia sempre più la capacità dell’atleta di gestire la gara che, fra qualifiche, semifinali e finali ci presenta una situazione continuamente variabile, nella quale, oltre a dover passare correttamente e velocemente fra le porte, bisogna dare sempre il massimo.

Questo adattamento presuppone che l’errore, aspetto importante con il quale si deve convivere, deve essere accettato come tale perché non se ne può fare a meno. In effetti, questa è l’idea di alcuni bravi atleti, i quali cercano di ridurlo al minimo velocizzano indirettamente anche il tempo di gara sapendo che vincerà chi ne avrà collezionato il minor numero. Al contrario, l’errore percepito solo come elemento penalizzante e non come motivo di ricerca e crescita, può condizionare il nostro modo di affrontare gli allenamenti e le gare e di conseguenza anche il risultato finale.

Ogni atleta ad alto livello può migliorare la sua prestazione quando è costantemente alla ricerca dell’eccellenza. Questa si realizza con buone caratteristiche di apertura all’innovazione e con una personale e continua ricerca in allenamento e in gara. Il miglioramento avverrà anche attraverso l’osservazione di tutto quello che lo circonda restando in empatia e senza giudicare ciò che è diverso dal suo modo di essere e di pensare. Solo così riuscirà ad assimilare quello che ancora non conosce e ad arricchirsi di nuove esperienze e di nuove idee, fondamentali per migliorare il proprio equilibrio e quindi le proprie prestazioni.

Queste qualità, possono essere stimolate in qualsiasi momento della carriera sportiva dell’atleta ma vanno ricercate soprattutto quando questi è ancora giovane. E’ bene offrire quindi da subito un ventaglio di opportunità dalle quali essi possano scegliere quello che più si addice a risolvere i loro quesiti. Spesso la ricerca degli atleti si focalizza su obiettivi che solo col tempo si dimostrano di secondaria importanza, quindi un corretto aiuto da parte dell’allenatore, può offrire da subito la possibilità di individuare quali sono i punti chiave soggettivi sui quali lavorare, riducendo il tempo di ricerca che altrimenti richiederebbe tempi più lunghi.

Anche le carenze fisiche e di preparazione, oltre a quelle tecniche intese come manovra e conoscenza dell’acqua, possono essere fattori limitanti ai fini del risultato. Non bisogna comunque dimenticare che una buona percezione della resistenza della pala in acqua e il conseguente scorrimento dello scafo possono aiutare l’atleta a fare la differenza.

Nella preparazione alla gara, ma anche in allenamento, è importante saper effettuare un progetto chiaro e personalmente realizzabile. Un’analisi appropriata dell’acqua, con la conoscenza e la sua percezione, il controllo delle sue pendenze e la valutazione rispetto alla posizione delle porte, deve essere fatta correttamente per ridurre le reazioni indesiderate dell’imbarcazione ed indurre quindi in errore. Va ricordato che un’analisi approfondita ci può aiutare ma non potrà essere determinante se non definiremo anche punti di riferimento sui quali canalizzare le nostre priorità e i nostri obiettivi. Una volta chiariti questi punti, come ad esempio il palo di riferimento interno o esterno di una porta, il cavo o la cresta di un’onda, una determinata zona d’acqua o altro, possono aiutarci a immaginare in modo pratico la linea migliore da realizzare. In partenza prima di una gara sarà importante essere liberi di vedere e di reagire istintivamente a tutto quello che incontreremo evitando di pensare e di ripeterci mentalmente quello che abbiamo deciso di fare. Al contrario aggiungere esagerati particolari all’analisi per sentirci più sicuri, sottrae energia e distoglie attenzione alla nostra azione. In questo modo, invece di sentirci più sicuri e convinti di realizzare un buon risultato non lo otterremo.

Possiamo dire che l’errore, argomento fondamentale nel lavoro degli allenatori, ha sempre una sua storia che ci permette di capirne l’origine, ma anche altre che spesso tendono a giustificarlo. Bisogna quindi tenere presente che l’errore deve essere considerato, analizzato e non solo giustificato altrimenti non ne potremo capire il motivo. Di fronte a situazioni del genere, che sono frequenti, è bene prestare maggiore attenzione e restando obiettivi, evitare di dare giudizi affrettati per trovare con più facilità la chiave di lettura che definisca l’origine dello stesso. Spesso avviene che l’atleta cerchi una giustificazione plausibile dettata da una sua obiettività in merito. Non realizzando al momento che, se così non fosse, l’errore si potrebbe riprodurre nuovamente e quindi la sua giustificazione sarebbe solo una soluzione temporanea. Se quindi è vero che un errore non è mai casuale è bene analizzare ed approfondire con obiettività ogni situazione per avere più chiaro il da farsi alla prossima occasione.

Spesso l’allenatore si trova anche di fronte a situazioni alle quali non riesce a dare spiegazioni e suggerimenti sull’accaduto, in quanto l’atleta giustifica le difficoltà incontrate, con motivazioni che a volte non danno la possibilità di replica. Frasi come: Ero arretrato, non ero sciolto, non stavo bene, ero nervoso, la canoa si è spostata all’improvviso, non me ne sono accorto, non potevo, etc…danno un’idea delle difficoltà che si possono incontrare e come l’atleta trovi una giustificazione plausibile sull’accaduto.

Quindi, è facile intuire che, se si immagina un certo risultato in un modo negativo, è molto probabile che le nostre azioni vadano in quella direzione.

In casi del genere, visto che non sempre è possibile trovare una risposta adeguata, conviene proporre all’atleta di riflettere sulla giustificazione data chiedendogli soprattutto di spiegare come mai ciò è avvenuto. Se vediamo poi la situazione in positivo, potremmo asserire che per il momento non ci riusciamo, e questo significa che possiamo aprire una porta a future soluzioni. Così facendo si potrebbe facilitare un’analisi sull’accaduto con spiegazioni verbali, da parte dell’atleta, che altrimenti avrebbero lasciato la situazione com’era. Avendo l’opportunità, l’interveto di un Mental Coach potrebbe agevolare la soluzione.

Naturalmente il quadro diventa più complesso se si pensa che, reazioni emotive o vissuti personali possono direttamente influenzare anche la tecnica spostando poi solo su di essa l’attenzione per cercare di risolvere detti errori o carenze. Può capitare che l’allenatore suggerisca accorgimenti per evitare l’errore senza capire il contesto nel quale l’errore è avvenuto. E’ buona regola quindi, prima di proporre, ascoltare anche cosa dice l’atleta in merito per avere ulteriori informazioni che potrebbero confermare le nostre ipotesi o aiutarci a capire come modificarle.

A volte l’atleta dimostra in gara di non aver chiaro quali obiettivi scegliere o almeno non sa decidere fra le tante, forse troppe informazioni che ha in mente. Il fatto di ripetersi mentalmente di voler fare bene, di stare attento, di spingere al massimo senza dirsi come, dove e quando farlo, crea aspettative che spesso non possono essere realizzate. In alcuni casi egli focalizza l’attenzione su determinate situazioni da risolvere ricercando con un gesto, con un colpo dato a tempo e con precisione di risolvere una determinata situazione. Tutto questo può contribuire al risultato finale, solo se prende il suo giusto spazio nel contesto stabilito; se però le viene data troppa importanza, questa condizionerebbe il resto del progetto.

L’atleta a volte si penalizza inconsciamente, perché in determinate occasioni definisce difficile situazioni nelle quali non riesce a vivere con empatia ed obiettività il da farsi, mentre facile altre situazioni alle quali dedica analisi superficiali. Questo modo di agire focalizza le priorità sui punti difficili tralasciando con superficialità quello che precede e/o quello che segue. Spesso accade che comportandosi in tale modo si risolvano situazioni che abbiamo definito difficili mentre si toccano paline e si sbagliamo linee, proprio la dove le abbiamo giudicate facili. Forse inconsciamente è come voler dimostrare di essere capaci a risolvere dette situazioni, però nello stesso tempo si dimostra poca obiettività in quanto ragionare in questo modo non paga ai fini del risultato.

Se può servire come suggerimento, è meglio non parlare agli atleti di facile e di difficile, perché giudicando dal nostro punto di vista, potremmo anche influenzarli. Sufficiente è dare soluzioni pratiche, partendo dalle più semplici. Poi se queste vengono ritenute ovvie, allora progressivamente si cercheranno soluzioni diverse tenendo in considerazione anche il minor dispendio energetico.

Come si potrà intuire, per essere in sintonia con il risultato, dovremo essere a tempo con l’acqua e con il nostro progetto, seguendolo mentalmente e praticamente senza essere particolarmente rigidi nella sua esecuzione, lasciando la possibilità a reazioni nel caso di modifiche o di situazioni che non siano state previste. Quello che invece si nota spesso è che nelle situazioni non previste, si resta bloccati ed incapaci di reagire, oppure si vive parte della gara aspettando quel momento particolare al quale abbiamo dedicato esagerata attenzione o sul quale non siamo stati capaci di trovare una soluzione adeguata ed obiettiva. Restare poi con il pensiero sull’errore o sulla situazione ormai passata, non permette di essere presenti e fare quello che bisognerebbe per poter proseguire con attenzione fra le porte successive. Naturalmente i migliori atleti, per esperienza, hanno idee più pratiche e coerenti finalizzate ad ottenere il miglior risultato e sanno che l’idea più corretta e quella di essere costantemente presenti lottando sino all’ultimo convinti di poter trovare soluzioni e di poter vincere anche con errori, perché il migliore è comunque sempre chi ne realizza una quantità inferiore rispetto agli altri.

Non per ultimo ma altro fattore importante che può influenzare tecnicamente il risultato, è il modo di aiutare ad organizzare e gestire la condotta degli atleti in allenamento ed in gara. Anche in questo caso l’esperienza può fare molto, ma molto si può fare anche offrendo un progetto adeguato con suggerimenti mirati sul quale poter verificare la corretta comprensione e realizzazione da parte degli atleti.

Di qui la necessità di codificare una progressione al fine di organizzare con maggior cognizione di causa il nostro lavoro, il quale dovrebbe avere una linea coerente passando da un suggerimento all’altro con obiettività ed efficacia. L’individuazione della chiave soggettiva di lettura durante l’osservazione è un aspetto fondamentale da perseguire per essere più efficaci ed aiutare gli atleti a comprendere e a progredire più velocemente.

Sulla base di quanto descritto in queste pagine, si può proporre una linea generale per osservare ed aiutare, individualmente, i nostri atleti.

  • Proporre in allenamento situazioni che permettano la crescita oggettiva delle conoscenze da parte dell’atleta come l’acqua, le linee, gli obiettivi, le strategie, etc., oltre alle capacità di controllo dell’imbarcazione con buona tecnica di pagaiata e di manovra, con la coscienza corporea e relativa percezione dell’equilibrio in canoa, del suo scorrimento durante le tecniche suddette ed infine della ricerca dell’economicità del gesto. Inoltre aiutare l’atleta a pensare in funzione del risultato finale da realizzare attraverso allenamenti effettuati con adeguata velocità ed in assenza di penalità.
  • Progressione nella proposta partendo dall’individuazione delle carenze soggettive dell’atleta. Su quest’argomento l’allenatore si gioca parte del suo valore in quanto la capacità di ascolto e di comunicazione possono fare la differenza e molto di più della reale capacità tecnica acquisita nel suo passato canoistico. Quindi una progressione che inizi con l’osservazione e l’ascolto del nostro uomo-atleta ci potrebbe aiutare a comprenderlo meglio. Le proposte seguenti dovrebbero essere indirizzate ad un approccio pratico e graduale che metta l’atleta nella situazione idonea affinché comprenda, non solo verbalmente, ma con la percezione del suo corpo (vissuto corporeo - feeling) quello che vogliamo proporre. A seguire la necessaria verifica per capire se l’informazione che abbiamo voluto offrire è stata assimilata. Nel caso contrario, saremo noi a doverci mettere in discussione, perché potrebbe essere proprio il nostro modo di proporre, a volte teorico, e spesso non chiaro, la causa della difficoltà di apprendimento. Cercare quindi altre strade, proponendo in forma diversa ed in modo più comprensibile quanto esposto in precedenza, allo scopo di ottenere una risposta positiva.
  • L’individuazione delle carenze dell’atleta che non vanno ricercate solo sul piano tecnico, perché spesso queste vengono influenzate dal modo di affrontare la gara. Vi è molta differenza fra gli atleti ad alto livello e tutti gli altri, con la dimostrazione di maggior sicurezza, tranquillità e determinazione. Questa differenza non si nota così chiaramente quando si cerca di capire con quali progetti e da quali idee viene gestito il loro comportamento, la loro filosofia e la loro tattica in gara. Di quest’argomento se ne parla poco ed è difficile farlo, in quanto la ricerca effettuata dai migliori, fa parte di quel bagaglio personale, a volte inspiegabile, che caratterizzano le loro prestazioni. Resta chiaro che il modo di affrontare la gara gioca un ruolo fondamentale; spesso l’atleta focalizza maggiormente le proprie attenzioni sulla soluzione dei problemi tecnici e sull’esecuzione corretta delle porte, dando meno importanza alla filosofia che regola la gestione della gara. Abbiamo visto Campioni del Mondo ed Olimpici vincere con tecnica raffinata realizzando le loro prestazioni con eleganza, ma abbiamo visto vincere anche con modi diversi dimostrando che non è solo un gesto o un passaggio corretto che può influenzare un risultato ma soprattutto comprendere come e con quali idee si costruisce la strategia di gara. Questo per dimostrare come spesso ci si perda pensando ad organizzare la gara prestando attenzione su obiettivi ritenuti fondamentali e che si dimostrano poi di secondaria importanza, teorizzando e tralasciando cose più pratiche ed obiettive che ci porterebbero nella direzione del risultato. La ricerca in allenamento e in gara, è quella di essere pratici ed obiettivi per cercare di realizzare il miglior tempo senza commettere penalità, ma soprattutto lottando con obiettività, equilibrio, intelligenza e soprattutto determinazione.

Roberto D’Angelo

Ivrea 8 aprile 2013