Canoe slalom mental coach

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Master Hypnotic

Master pratico di Rimodellamento Neuro Ipnotico

Questa è la foto che mi ritrae con Alessandro Mora, Master Trainer e coordinatore della manifestazione realizzata da EKIS al termine del master “NEURO HYPNOTIC REPATTERING al quale ho partecipato. Richard Bandler inventore della PNL assieme a John e Kathleen Da Valle sono stati i conduttori del corso che ci ha tenuti impegnati per 6 giorni su argomenti fondamentali aiutandoci a comprendere e a sperimentare il lavoro tra inconscio e conscio per risolvere situazioni che condizionano i nostri comportamenti e ci fanno stare male. E’ stato come aggiungere a tutto quello che ho costruito sin’ora nuove esperienze che ho sperimentato di persona e che porterò nella mia vita. Il tutto mi consentirà di aiutare le persone che ho intorno a me e quanti avranno bisogno del mio aiuto sportivo e non solo.

Popiela

Le nostre convinzioni guidano i nostri comportamenti

La fotografia mi riprende sul canale di Ivrea mentre collaboro con un atleta polacco alla ricerca di problematiche personali e tecniche per aiutarlo ad iniziare una stagione che lo porti a maggior consapevolezza per nuovi cambiamenti e soddisfazioni. Ognuno di noi crede in quello che fa e spesso non si rende conto del come mai lo fa. Queste sono convinzioni che guidano i nostri comportamenti per poter risolvere situazioni in acqua o nella vita. Nel momento dell’errore spesso l’atleta o la persona in oggetto spiega o giustifica quello che è successo senza chiedersi il reale motivo per il quale questo sia accaduto. Il lavoro di mental coach mi porta ad osservare ogni persona ed ogni suo movimento sotto il loro profilo personale per aiutarle a scoprire come la loro espressione tecnica dipenda anche dal modo di pensare e sul quale spesso bisogna agire. Questo è quello che oggi ho potuto nuovamente sperimentare osservando il cambiamento avvenuto durante una sola seduta di allenamento e lavorando sulle convinzioni personali. Anche ognuno di noi sovente ha la convinzione di conoscere tutto quello che è tecnico e quindi perfezionando i gesti, le linee, gli equilibri, i ritmi e così via crede di poter aiutare i propri atleti a raggiungere l’obiettivo più importante; vincere! Solo quando inizieremo, noi per primi, a riflettere che sarà la loro crescita personale che ci gratificherà e non solo la loro vittoria, allora avremo aiutato l’atleta ad essere più consapevole di se stesso e noi ad essere più maturi e responsabili nel nostro ruolo. Nella vita non ottieni quello che vuoi ma ottieni quello che sei!l . 

Paraspruzzi e giacca da acqua uniti

La prima esperienza del genere venne sperimentata, nel 1964, nella maratona di 40 km, sul fiume Taro in provincia di Parma. La canoa da discesa libera utilizzata era della ditta Baschin tedesca e disegnata dal campione sloveno Bone Pavel. Questa canoa aveva la larghezza regolamentare al centro dell’imbarcazione e la zona anteriore e posteriore erano molto affusolate creando un modello veloce ma instabile. Su nostro suggerimento, la moglie del mio allenatore del tempo, Franco Zucca realizzò una giacca di colore verde scuro di tessuto plasticato con alla base la forma e le dimensioni dell’abitacolo nel quale veniva inserito l’elastico per agganciarsi all’abitacolo stesso. Si formava così una giacca da acqua e paraspruzzi in unico pezzo per la prima volta. Non fu una soluzione ideale, perché essendo abbondante per permettere la torsione durante la pagaiata, ad ogni grossa onda il pozzetto si riempiva di acqua e dovevo sollevare le ginocchia per farla uscire. Nell’immagine sono in primo piano e si nota l’abbondante indumento. Nella stessa immagine, il primo canoista a destra ha il nuovissimo modello, sempre della Baschin, denominato “goccia” dove la coda della canoa era arrotondata a forma di goccia con la larghezza massima in quella zona. Non ebbe seguito anche se fu il primo tentativo di portare il massimo della larghezza nella parte posteriore ed avere così maggior libertà, nella parte anteriore, per pagaiare.

 

canoa671

Abbandonammo quell’idea sino a quando conobbi alcuni canoisti di Genova ed uno dei quali, Bozano, era il fratello di uno dei titolari della ditta di materiale in neoprene, maschere per attività subacquea etc..che si chiamava Cressi Sub; oggi quella stessa ditta è una multinazionale dal nome CRESSI. Copiando quello che già esisteva al tempo in giro per l’Europa vennero così costruiti, già nel 1976, i primi paraspruzzi in neoprene in Italia. Fu un grande cambiamento se si pensa a quelli di tela che adoperavamo e che ci facevamo cucire dai tappezzieri locali. Purtroppo le cuciture non erano stagne e così venivano impregnate con della colla Bostic affinché l’acqua non filtrasse. Poi nelle canoe da discesa libera avevamo ideato due strisce di tessuto plastico che si accavallavano sulla parte anteriore del pozzetto e fissate con del nastro sulla coperta in modo che l’acqua scivolasse sopra l’abitacolo senza trovare resistenza e così si evitava che si infiltrasse in canoa. Ricordo che con il tempo arrivò dal Giappone del neoprene da tre millimetri molto delicato con il quale vennero realizzati paraspruzzi morbidi, leggeri e molto delicati, utilizzati poi solo da chi faceva agonismo. Non passò molto tempo che ritornammo ad immaginare una giacca da acqua con paraspruzzi collegato e fu proprio uno dei Bozano che ne produsse i primi prototipi. Questi, realizzati in tessuto elastico plastificato, vennero commercializzati in Italia ed anche usati dalle squadre nazionali Italiane e che in quelle circostanze, furono aggiunte anche le scritte “ITALIA” sulle braccia come si nota nell’immagine seguente.

canoa672

La fotografia mi riprende durante un collegiale sul fiume Enza nel 1984 dove indosso questa giacca- paraspruzzi in tessuto elasticizzato, molto simile a quella che al giorno d’oggi indossano tutti i canoisti. Anche la pagaia che si nota nella fotografia era frutto del profilo copiato dalle pale dei canoisti della Germania dell’EST, la DDR, poi costruite in Italia dal famoso Azzali di Cremona. La canoa è il modello Olimpia 400 di Prijon realizzato per le Olimpiadi di Augsburg del 1972.

Tokyo 8 19 luglio 2021 108

Che Olimpiade quella di Tokyo ?

Dopo aver vissuto questa ennesima esperienza mi sono reso conto che molto spesso il mio obiettivo è stato capire osservando, ascoltando e percependo quello che accadeva attorno a me. Certo, il mio compito, come coach, è stato soprattutto di valutare obiettivamente la posizione delle porte in funzione del tipo di acqua prima durante e dopo il loro passaggio per offrire suggerimenti adeguati quando ce ne fosse stata la necessità. Inoltre valutare tutto quello che considera l’atteggiamento mentale come parte fondamentale della prestazione. Ho osservato la dedizione e l’impegno dei tecnici nei confronti di loro atleti alla prima esperienza olimpica e non solo, il diverso modo di prepararli proponendo percorsi tecnici e suggerimenti adeguati al fine di migliorare le loro prestazioni; in alcuni casi sempre più verso una realizzazione “precisa delle loro linee, dei loro gesti tecnici, di quelle sfumature ideali per poter raggiungere quasi la perfezione”, in altri invece riprendendo immagini video per poi darle in visione al termine della discesa con i relativi commenti necessari. Un mondo diverso fatto di abitudini, riti, credenze come si poteva osservare durante il loro riscaldamento in acqua e fuori; ripetizioni in velocità, lavoro lento e lungo, le varie manovre di riscaldamento e quanto si riteneva importante fare prima di scendere nel percorso. Al seguito degli atleti, tecnici ex atleti di livello o solo ex atleti, poi fra di loro, dai più giovani a quelli più avanti con gli anni, alcuni genitori come il padre di Kauser, della Us, di Smolen, di Prskavec e Rohan e la madre della Fox. Fra gli atleti si è evidenziata la loro capacità tecnica, in altri maggiormente la forza, altri ancora hanno mostrato calma, sicurezza e precisione, altri dinamicità e reattività ovunque. Uno spaccato rappresentativo dell’umanità che potenzialmente potrebbe raggiungere qualsiasi obiettivo e che a volte, nonostante tutto non riesce a realizzare. Da tempo, ed anche durante e dopo queste gare olimpiche, mi sono chiesto “come mai”?. Per saperne di più, quando ho potuto, ho parlato con gli atleti per capire quali fossero state le loro spiegazioni in merito, ascoltando i reali motivi e le loro valutazioni personali e non solo le scuse come spesso accade. In merito, sull’argomento ho avuto anche l’opportunità di scambiare considerazioni con allenatori come Martikan ed altri più giovani, facendo riflessioni e a volte offrendo suggerimenti su aspetti tecnici e personali. Inoltre fra le persone con le quali ho scambiato idee ed opinioni ci sono anche due atleti con i quali da tempo esiste un feeling sul modo di interpretare la gara; Grigar e Sideris che, fra l’altro, hanno poi ottenuto una medaglia d’argento nel kayak maschile ed una di bronzo nella canadese maschile. Interessanti spunti per continuare ad osservare e ad ascoltare, lo scopo è quello di conoscere, crescere ed ingrandire la propria “mappa del mondo”; avrei voluto poterlo fare anche con altri ma la comunicazione durante il periodo olimpico non è stata semplice, per questo mi prometto di farlo nelle prossime occasioni.

 

 

21 giugno 2020.... 75 anni

Anche questo traguardo è una vittoria, non ho la medaglia al collo come quando vincevo le gare, ma è il premio del percorso che ho fatto per poter crescere. Quello che ho capito negli anni è stato lottare e ricercare il limite, in gara e nella vita, perché solo così, in situazioni di non-confort, ho potuto migliorare. Oggi dopo quasi un anno senza salire su una canoa da slalom, ho voluto sperimentare tutto quello che ultimamente ho appreso sul mentalcoaching. Il mio obiettivo era sapere quello che dovevo fare evitando, come spesso accade, di spostare l'attenzione su quanto di negativo poteva accadere se mi fossi rovesciato, se avessi ritardato quel colpo di pagaia, se avessi rotto la canoa, oppure se avessi sbagliato il salto.  Ho così affrontato la discesa del fiume e poi le rapide applicando tutto quello che conoscevo e potevo fare arrivando al fondo consapevole, sereno e soddisfatto nel giorno del mio compleanno. Per questo motivo ringrazio tutti quelli che nella vita mi hanno capito e mi hanno voluto bene e naturalmente anche tutti coloro che non me ne hanno voluto, perché le loro critiche, le difficoltà che mi hanno creato sono stati da stimolo per ricercare nuove soluzioni per crescere, vivere più sereno e capace di aiutare tutti coloro che hanno necessità o il desiderio di cambiare il loro modo di pensare.  Per questo: come cambia quello che pensi, cambia come ti senti e quindi cambia quello che puoi fare!!!


 

1952 Ondrej Cibak in gara 17

I Campionati Europei 2019 delle categorie Junior e U 23 di Liptovsky Mikulas mi hanno dato la possibilità di conoscere la storia del suo canale artificiale realizzato da Ondrej Cibak e grazie alla disponibilità del figlio Ivan Cibak, Presidente della Federazione Slovacca e presidente del Club di Liptovsky, ho potuto accedere all'archivio del Club recuperando bellissime immagini d'epoca della sua costruzione. L'articolo completo è nella pagina Storico sotto la dicitura Personaggi


Nella pagina web   www.canoeslalom.net   potrete trovare tutti i risultati della canoa slalom ad iniziare dal primo Mondiale di Ginevra del 1949 comprese Olimpiadi, Campionati Mondiali, Europei, gare Nazionali, Internationali ed Europee Ranking.


 

1

Nuovi video dei Campionati Mondiali di Merano del 1971, della discesa del fiume Enza del 1970 ed un filmato dei giochi Olimpici del 1972. Inoltre alcune immagini storiche dei Mondiali di Tacen del 1955 ricevute dagli amici Sloveni.


 

Il test delle 2 porte

Questo test che oramai viene utilizzato da tempo vede la sua nascita nel 1986-87 quando ci si rese conto della necessità di valutare in un modo meno empirico la preparazione dei nostri slalomisti che, nonostante tutto, avevano in quegli anni già avuto discreti risultati ai mondiali di Augsburg del 1985; "4° posto nella Canadese monoposto e 5° nel kayak maschile" tenendo in considerazione le condizioni economiche e di conoscenza specifica che avevamo in quegli anni.

Test due porte - CANOA RICERCA 1987

Roberto D'Angelo

roberto

"ecco la mia mission; come posso aiutare le persone che ho intorno trasmettendo la mia esperienza e continuando a migliorare per il bene di tutti."

Nato a Bollengo (TO) il 21 giugno del 1945, ha vissuto da sempre ad Ivrea dove la vicinanza al fiume è stato il luogo che ha stimolato la sua fantasia e il desiderio di viaggiare seguendo la corrente con quell'attrezzo che alcuni canoisti al tempo sperimentavano sulle acque della Dora Baltea. Da quegli inizi all'attività agonistica il passo è stato breve determinando parte dell'esistenza vissuta sino ad oggi. Nuove idee e la sperimentazione continua hanno sviluppato negli anni atteggiamenti di ricerca e non solo dedicando parte del suo tempo all'insegnamento nella vita e nello sport.


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