L’attenzione alla crescita dei propri atleti
Durante le gare, quello su cui si fa riferimento è spesso il miglior tempo della prova per capire come il campione sia riuscito a realizzarlo. Conoscere e capire dove e come poter migliorare è fondamentale per eguagliare o superare quello che altri hanno fatto e che i nostri atleti, per il momento, non sono riusciti a realizzare . Analizzare quindi obiettivamente l’esperienza tecnica, fisica e mentale di quell’atleta per poi offrire suggerimenti e soluzioni adeguate in meritoi.
Tutto questo coinvolge anche la positività intrinseca dei propri allenatori che dovrebbero essere capaci di offrire soluzioni che coinvolgano i propri atleti sui diversi aspetti fisici, tecnici e mentali.
Partendo dal fatto che ogni persona è un’entità fantastica, se vogliamo aiutarli dobbiamo abituarli ad immaginare quello che si può realizzare nelle diverse situazioni. Questo è un punto di partenza positivo che aiuta ad essere più performanti evitando di offrire informazioni tecniche specifiche come spesso avviene. Un determinato colpo o una determinata azione in quel preciso momento, dato con precisione pensando che possa realizzarsi quello che teoricamente si vorrebbe veder realizzato. Tutto questo a volte, purtroppo, è solo immaginato per evitare errori. Bisogna riflettere e capire come mai si vuole scegliere quella strada per veder realizzato quello che pensiamo sia importante. Così facendo continuiamo ad insegnare cosa fare aiutando a risolvere quello che noi riteniamo corretto senza pensare che l’individuo, al quale noi offriamo suggerimenti, è una persona che conosce come realizzare tutto quello in cui crede. Questo sottolinea la fiducia in se stessi, per cui resta fondamentale educarlo per aiutarlo a trovare così, dentro di se, la soluzione adeguata accrescendo l’autostima e la sua consapevolezza.
La consapevolezza, la determinazione, la serenità, l’equilibrio psico fisico e la positività personale fanno la differenza ed è quindi su questi aspetti che dobbiamo porre attenzione affinché i nostri atleti crescano aiutati soprattutto dalla nostra positività e dal nostro equilibrio psico fico, evitando di canalizzare l'attenzione solo sugli errori!!!
L’evoluzione dello slalom: una nuova scuola
E.C.S.I.D. (Eporedia Canoe Slalom International Development)
L’attività che oramai svolgo dal 1973 con diverse squadre nazionali assieme alla ricerca scaturita dall’esperienza vissuta in passato, mi ha portato in questi ultimi anni, a lavorare con atleti di diverse nazioni che hanno chiesto la mia collaborazione per la loro crescita e con i quali ho potuto continuare ad apprendere come, il loro atteggiamento fosse alla base delle difficoltà che spesso, gli stessi, incontrano negli allenamenti e soprattutto in gara. Questo il motivo che mi fatto ricercare e sperimentare strategie per affrontare situazioni personali che con l’aiuto degli stessi atleti, ha permesso di scoprire le risorse necessarie, che già ognuno di loro ha dentro di se, atte a raggiungere i loro obiettivi. In questa nuova scuola vi sono già atleti di diverse nazionalità motivati a ricercare i loro limiti personali ed i risultati iniziano ad essere sotto gli occhi di tutti. La sede è Ivrea, la mia città, dove ho contribuito in molteplici occasioni a far crescere questo club organizzando gare, preparando atleti, gestendo scuole nazionali e sociali varie, organizzando corsi di ogni tipo. Ora il club d’Ivrea è sede di un Centro Canoistico Internazionale avvantaggiato dal tipo di acqua del canale, dalle strutture esistenti e dall’ubicazione strategica nel centro della città.
Dalla ricerca di tutto quello che viene definito tecnico, all’attenzione della persona “atleta”
Il primo libro che scrissi sulla tecnica, “La canoa d’acqua viva”, edito da Mondadori nel 1976 in 15.000 copie, fu un passo importante per la conoscenza delle tecniche necessarie alla navigazione in acqua mossa e stimolo importante per la crescita sportiva della nostra canoa nazionale. Quindi, il saper manovrare fra i pali dello slalom, passando fra onde, riccioli e correnti varie utilizzando la pagaia come mezzo di propulsione per agevolare avanzamento o rotazioni dello scafo, è stato uno dei presupposti più importanti per la soluzione ai molteplici problemi della navigazione. L’aspetto tecnico di manovra e di propulsione, che tuttora viene considerato da molti come fondamentale ai fini del risultato, spesso non si dimostra tale. Nonostante tutte le conoscenze acquisite dagli atleti, anche di livello internazionale, gli stessi compiono errori ed hanno difficoltà che non sono definibili come carenze tecniche, dimostrando così come sia evidente la motivazione personale che li può causare.
Ed è proprio su questo aspetto di tipo personale che corre la ricerca della nuova scuola E.C.S.I.D. a dimostrazione che il lavoro di gruppo, lo scambio di esperienze fra gli atleti, l’analisi obiettiva dei motivi per i quali vi sono situazioni che condizionano i risultati, può fare la differenza. Inoltre la condivisione del supporto offerto dal mentalcoaching che ho maturato in questi ultimi 6 anni, ha aiutato a creare un ambiente stimolante che ricerca i propri limiti personali, non solo in ottica del risultato agonistico. L’importante è che gli atleti ricerchino, in parallelo, quello sviluppo che preveda, a lunga distanza, la crescita necessaria a vivere una vita reale, quella di tutti i giorni e di tutti noi, con un bagaglio fantastico di esperienze vissute.
Per ulteriori informazioni e contatti: www.mentalcanoe.it
Le mie Olimpiadi: da Monaco 1972 a Tokio 2021
Questa la foto della mie prime Olimpiadi di slalom che si svolsero a Monaco di Baviera nel 1972. Quelle furono le prime in assoluto per la canoa slalom e si dovette attendere vent’anni per vedere l'organizzazione delle seconde, quelle di Balcellona nel 1992. In quelle Olimpiadi, per me iniziò un nuovo ciclo come allenatore di diverse squadre nazionali e la partecipazione a tutte quelle che si sono svolte sino a Rio 2016. Inaspettatamente da alcuni giorni so che sarò presente anche a quella di Tokio in rappresentanza del Belgio e questa sarà la mia Olimpiade n° 9. Un percorso iniziato da oltre 50 anni, trascorso fra grandi difficoltà e gratificazioni, dove mi sono reso conto quanto fosse importante lottare ogni giorno per ottenere il massimo risultato possibile e aiutando le persone che avevo attorno o che chiedevano la mia collaborazione a raggiungerlo. Come detto, nella mia seconda Olimpiade quella di Barcellona, ebbi l’incarico di supporto allenatore della squadra spagnola a fianco di Jean Michel Prono. Devo ricordare che in quella occasione seguii un atleta peruviano che avevo incontrato in un viaggio turistico in Perù e che in seguito allenai ad Ivrea, oltre un’atleta del mio club che, per motivazioni varie, non potei seguire con la squadra italiana. Rientrato in Italia, nel 1996 ricoprii l’incarico di direttore tecnico Italiano alle Olimpiadi di Atlanta. Poi cambiarono ancora le cose in Italia e alle Olimpiadi di Sidney nel 2000 il mio incarico fu direttore tecnico della squadra spagnola. Dal 2002, un nuovo cambio; responsabile della squadra greca alle Olimpiadi di Atene nel 2004, le più belle e significative di sempre, dove ho vissuto un’esperienza indimenticabile proprio nella nazione che le ha create. Sempre con i greci fui presente a quelle di Pechino nel 2008 e a quelle di Londra nel 2012. Infine nel 2016 partecipai a quelle di Rio, con l’accredito del Libano, per poter seguire un atleta italiano con il quale avevamo raggiunto la qualificazione olimpica e che per motivazioni varie, non potei seguire con la squadra italiana. Nonostante tutto ho continuato e continuo a guardare avanti. Sono stimolato dallo studio e dalla ricerca per raggiungere altri obiettivi e so che tutto questo mi aiuta a crescere e ad essere sempre più cosciente di quello che sono e che posso fare grazie alle esperienze che ho vissuto e che porto con me ogni giorno, ogni volta che parlo, ogni volta che agisco e ogni volta che le persone sentono la mia presenza. Il mio prossimo obiettivo è Tokio!.
Allenatore e Leader
Spesso le persone mi chiedono come si faccia a essere un buon Coach o quali siano le caratteristiche di un buon Leader o di un buon Allenatore e soprattutto come fare a esserlo nei momenti di difficoltà.
Con l’esperienza, mi sono reso conto di non avere ricette particolari quando lavoro con ragazzi, allenatori e qualunque altra figura professionale, bensì essere attento e rispettoso delle persone e della loro sfera personale. Rispondendo ad alcune domande che troverete di seguito potrete così averne un aiuto importante ai fini del vostro miglioramento:
- Qual è l’intenzione con cui fai le cose? Sei focalizzato sull’essere risorsa che dà valore?
Oppure hai altri interessi nel fare quella cosa? (es. in quella discussione vuoi raggiungere l'obiettivo che hai in mente oppure sfogarti/avere ragione/ invece di capire se quello che proponi è condiviso?)
Ricorda che non sono le tecniche che cambiano le persone. Ma sono le persone che cambiano le persone. Tutto dipende dal cuore che ci metti e da quanto sei autentico.
- Presta attenzione all’esterno, a tutto ciò che ti circonda evitando di pensare solo con la tua testa e con i tuoi problemi. Così avrai la consapevolezza della situazione nella quale ti trovi.
È il momento opportuno per fare quella cosa? È il contesto giusto? È utile ora? Per cosa è utile? Come sta influenzando l'ambiente e le persone attorno a me?
- Non dobbiamo essere perfetti. Io stesso sono molto lontano dalla perfezione. Ma dobbiamo essere impegnati a crescere o comunque a fare ciò che chiediamo di fare alle altre persone. Solo così il messaggio arriverà forte e coerente e genererà cambiamento. Se parli di gestione dello stato d’animo e poi sei il primo a perderlo nei momenti di difficoltà, il tuo messaggio arriverà molto debole... sii coerente e lavora in primis sempre su di te, ovunque tu sia arrivato.
Inoltre riporto questa frase che da tempo ho fatto mia e che spesso ricordo ai giovani con i quali lavoro:
“Io vinco sempre - non perdo mai - al massimo imparo !!!”
21 giugno 2020.... 75 anni
Anche questo traguardo è una vittoria, non ho la medaglia al collo come quando vincevo le gare, ma è il premio del percorso che ho fatto per poter crescere. Quello che ho capito negli anni è stato lottare e ricercare il limite, in gara e nella vita, perché solo così, in situazioni di non-confort, ho potuto migliorare. Oggi dopo quasi un anno senza salire su una canoa da slalom, ho voluto sperimentare tutto quello che ultimamente ho appreso sul mentalcoaching. Il mio obiettivo era sapere quello che dovevo fare evitando, come spesso accade, di spostare l'attenzione su quanto di negativo poteva accadere se mi fossi rovesciato, se avessi ritardato quel colpo di pagaia, se avessi rotto la canoa, oppure se avessi sbagliato il salto. Ho così affrontato la discesa del fiume e poi le rapide applicando tutto quello che conoscevo e potevo fare arrivando al fondo consapevole, sereno e soddisfatto nel giorno del mio compleanno. Per questo motivo ringrazio tutti quelli che nella vita mi hanno capito e mi hanno voluto bene e naturalmente anche tutti coloro che non me ne hanno voluto, perché le loro critiche, le difficoltà che mi hanno creato sono stati da stimolo per ricercare nuove soluzioni per crescere, vivere più sereno e capace di aiutare tutti coloro che hanno necessità o il desiderio di cambiare il loro modo di pensare. Per questo: come cambia quello che pensi, cambia come ti senti e quindi cambia quello che puoi fare!!!
I Campionati Europei 2019 delle categorie Junior e U 23 di Liptovsky Mikulas mi hanno dato la possibilità di conoscere la storia del suo canale artificiale realizzato da Ondrej Cibak e grazie alla disponibilità del figlio Ivan Cibak, Presidente della Federazione Slovacca e presidente del Club di Liptovsky, ho potuto accedere all'archivio del Club recuperando bellissime immagini d'epoca della sua costruzione. L'articolo completo è nella pagina Storico sotto la dicitura Personaggi
Nuovi video dei Campionati Mondiali di Merano del 1971, della discesa del fiume Enza del 1970 ed un filmato dei giochi Olimpici del 1972. Inoltre alcune immagini storiche dei Mondiali di Tacen del 1955 ricevute dagli amici Sloveni.
Il test delle 2 porte
Questo test che oramai viene utilizzato da tempo vede la sua nascita nel 1986-87 quando ci si rese conto della necessità di valutare in un modo meno empirico la preparazione dei nostri slalomisti che, nonostante tutto, avevano in quegli anni già avuto discreti risultati ai mondiali di Augsburg del 1985; "4° posto nella Canadese monoposto e 5° nel kayak maschile" tenendo in considerazione le condizioni economiche e di conoscenza specifica che avevamo in quegli anni.
Roberto D'Angelo
"ecco la mia mission; come posso aiutare le persone che ho intorno trasmettendo la mia esperienza e continuando a migliorare per il bene di tutti."
Nato a Bollengo (TO) il 21 giugno del 1945, ha vissuto da sempre ad Ivrea dove la vicinanza al fiume è stato il luogo che ha stimolato la sua fantasia e il desiderio di viaggiare seguendo la corrente con quell'attrezzo che alcuni canoisti al tempo sperimentavano sulle acque della Dora Baltea. Da quegli inizi all'attività agonistica il passo è stato breve determinando parte dell'esistenza vissuta sino ad oggi. Nuove idee e la sperimentazione continua hanno sviluppato negli anni atteggiamenti di ricerca e non solo dedicando parte del suo tempo all'insegnamento nella vita e nello sport.